Nei percorsi di coaching è fondamentale una comunicazione chiara ed empatica per creare un ambiente di fiducia e facilitare la presa di consapevolezza del coachee. Ci lasciamo interpellare dalle parole del grande psichiatra e scrittore Eugenio Borgna, scomparso a fine 2024, che, in Apro l’anima e gli occhi (Interlinea, 2021), riflette sui modi di comunicare e ascoltare. Una lezione per la nostra quotidianità privata e professionale.
«Ci conosciamo, meditiamo, sappiamo isolarci dalle nostre impressioni immediate, dedichiamo tempo e pazienza indispensabili a conoscere le sorgenti profonde, e non solo quelle superficiali, dei nostri gesti e delle nostre azioni, delle nostre emozioni e dei nostri pensieri?
Solo parole gentili
Non dovrebbe essere difficile, nel corso delle nostre giornate, dire parole gentili, e a queste affidare il modo di comunicare i nostri pensieri e le nostre emozioni. E, nondimeno, lo sappiamo fare? Vorrei riflettere un attimo su questo tema di ovvia ma radicale importanza. Le parole che non fanno male, le parole che aiutano le persone con le quali ci incontriamo, e sono magari nel dolore, le parole mai logorate dall’aggressività, non le troveremmo mai se non siamo capaci di immedesimarci negli stati d’animo nostri e degli altri.
Non ci sono ricette, non ci sono consigli, è necessario affidarsi alla sensibilità e alla gentilezza, alla logica del cuore e dell’ascolto che sono in noi. Non c’è comunicazione autentica se non quando ci siano in noi parole gentili e sensibili, attente e radiose; ma è (anche) necessario sapere rivivere le esperienze dolorose degli altri, e immaginare le parole che vorremmo sentire dagli altri, se fossimo noi a stare male, e ad avere bisogno di parole che aprano il nostro cuore alla speranza. Costa tempo, costa fatica, l’educazione a questa immedesimazione, ma è un dovere al quale non dovremmo mai venire meno sulla scia delle leggi della nostra coscienza.
Certo, la comunicazione scritta è diversa da quella verbale, ma le cose che scrivo ora mi sembrano adattarsi e all’una e all’altra. La gentilezza è necessaria, oggi ancora più che non nel passato, a farci incontrare e a farci comunicare gli uni con gli altri in una climax di reciproca comprensione; ma è necessaria anche nel farci comprendere il dovere della solidarietà e dell’accoglienza.
Nelle condizioni di vita attuali la gentilezza ci aiuta a ritrovare le sorgenti di una comunicazione che sia aperta all’ascolto. Non potrei ancora non dire che nella gentilezza si ha a che fare con uno stile di vita che consente a ciascuno di noi di vivere gli uni accanto agli altri, senza farsi del male, seguendo forme di comportamento che non siano mai intessute di indifferenza e di aggressività. La gentilezza rende la vita degna di essere vissuta, anche in condizioni difficili, come sono queste di oggi. La gentilezza sconfina nella delicatezza e nella tenerezza, ma anche nella mitezza, che hanno in comune l’ascolto delle ragioni del cuore. Un grande filosofo tedesco, divorato dalla follia e dalla genialità, Friedrich Nietzsche, ha scritto una volta che la sera, ripensando alla giornata, dovremmo chiederci se, e quante volte, nel corso della giornata siamo stati gentili nelle nostre parole e nelle nostre azioni. […]
Ascoltare
Non è possibile comunicare, nelle diverse sue forme di espressione, se non si sa ascoltare quello che ci dicono gli altri. In un suo bellissimo libro padre Giovanni Pozzi, che ha insegnato letteratura italiana all’università svizzera di Friburgo, ha definito l’ascolto un altro modo di comunicare con il mondo interiore:
Per ascoltare occorre tacere. Non soltanto attenersi a un silenzio fisico che non interrompa il discorso altrui (o se lo interrompa, lo faccia per rimettersi a un successivo ascolto), ma a un silenzio interiore, ossia un atteggiamento tutto rivolto ad accogliere la parola altrui. Bisogna far tacere il lavorio del proprio pensiero, sedare l’irrequietezza del cuore, il tumulto dei fastidi, ogni sorta di distrazioni. Nulla come l’ascolto, il vero ascolto, ci può far capire la correlazione fra il silenzio e la parola. È l’analogo della musica. La si ascolta pienamente quando tutto tace intorno a noi e dentro di noi. Modo più perfetto, a occhi chiusi.
Ascoltare è la premessa a ogni incontro. E ascoltare con la ragione e ascoltare con il cuore, sono due modi di essere in comunicazione con il mondo della vita, oscillando dall’una all’altro. Non c’è comunicazione se non quando siamo in ascolto delle parole e degli sguardi degli altri, e solo così nasce il dialogo. Come ha scritto il più grande poeta tedesco, Friedrich Hölderlin, nel quale genialità e follia si sono intrecciate l’una all’altra, noi siamo in un dialogo che non finisce mai, e nel quale comunicare e ascoltare non si possono scindere. Certo, quante volte in vita ci limitiamo a comunicare i nostri pensieri senza tenere presente le loro risonanze nei pensieri e nelle emozioni degli altri. Si comunica con le parole, ma, non dimentichiamolo, si comunica anche con gli occhi: con i nostri occhi, e con gli occhi degli altri».
Eugenio Borgna, Apro l’anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione, Interlinea, Novara 2021, pp. 11, 17-19, 22-23.