Cosa spinge a scegliere il lavoro di coach? La risposta sta nei libri

Cosa spinge a scegliere il lavoro di coach? La risposta sta nei libri

Leggere è una delle passioni che da sempre mi accompagna. Non riesco a immaginare la mia vita senza libri: sono i compagni di viaggio che mi aiutano a crescere, a fermarmi, a riflettere. Spesso mi ritrovo con più libri aperti sul comodino o sulla scrivania. Ogni libro ha il suo tempo, il suo scopo, il suo ruolo.

C’è il momento dell’evasione, quando nelle pagine di un romanzo riconosco emozioni che mi appartengono, rivedo situazioni di vita, a volte mi perdo, altre volte mi ritrovo. Ciò mi ricorda quanto le narrazioni, anche quelle più lontane dalla mia esperienza, possano aiutare a comprendere la complessità dell’animo umano.

C’è il momento dello studio, e qui mi avventuro tra saggi, testi specialistici, manuali. Sottolineo, annoto, rileggo, confronto. È una lettura più impegnativa che mi permette di approfondire, di avere nuovi strumenti, di dare basi solide al mio lavoro. Come coach, questa dimensione di ricerca è fondamentale, perché non si smette mai di rinnovare le proprie competenze, di affinare il proprio sguardo.

Infine, ci sono gli autori che hanno lasciato un segno dentro di me, che riconosco come “maestri interiori”. Rileggerli è come incontrare un vecchio amico: ogni volta scopro qualcosa di nuovo, eppure familiare. Per me leggere è un’esperienza che può essere leggera, faticosa, divertente, ma soprattutto trasformativa.

Il desiderio come guida dell’esistenza

Di recente, proprio mentre mi stavo dedicando a una rilettura (il saggio di Massimo Recalcati La Legge del desiderio) ho trovato le parole per esprimere il senso del mio lavoro di coach. L’autore intende il desiderio come forza vitale che ci abita, come una bussola interiore che ci orienta verso la direzione più autentica della nostra esistenza. E il coaching è proprio un lavoro che aiuta i coach e le persone a riconnettersi con quel desiderio profondo, a dargli voce, forma e concretezza, ed è per questo che lo amo.

Dal mio percorso personale al coaching

Negli anni della mia formazione ho compiuto studi umanistici di Filosofia, semiotica e comunicazioni sociali e ho sentito una forte attrazione verso le persone, verso le loro storie, i loro percorsi, le loro domande. Mi hanno sempre affascinato gli interrogativi che l’uomo si pone da millenni: sul senso della vita, sulla natura delle cose, sul posto che occupiamo nel mondo.

Sono domande che non hanno risposte definitive, che possono anche far tremare le gambe, certo, ma ci spingono ad alzare lo sguardo, a «camminare sulle spalle dei giganti» che ci hanno preceduto: filosofi, poeti, pensatori, uomini e donne che hanno cercato di dare senso alla loro esistenza.

Ho avuto poi la fortuna di lavorare in contesti internazionali, complessi, stimolanti e all’avanguardia. Lì ho scoperto che le mie caratteristiche – l’ascolto, la capacità di leggere i contesti, l’attitudine a cercare connessioni – potevano essere messe a servizio degli altri. Formandomi ho via via capito che il mio contributo più autentico stava nel creare le condizioni favorevoli affinché ciascuno potesse riconoscere e valorizzare la propria unicità e farla fiorire al meglio. Il coaching mi ha permesso di trasformare questa intuizione in pratica quotidiana.

Il cuore del mio lavoro di coach

Oggi so che al cuore del mio lavoro di coach c’è il desiderio di scoprire insieme alle persone il loro καλὸς καὶ ἀγαθός (kalòs kai agathòs), ossia il “bello e buono” che è dentro di loro per coltivarlo nei contesti in cui vivono e lavorano. Aderire al proprio desiderio generativo è seguire la propria vocazione e tradurla in frutti concreti.

Non è un percorso lineare né immediato, ma è sempre affascinante. Richiede ascolto, presenza, tempo. È un viaggio che vale sempre la pena intraprendere perché, quando una persona si riconnette al proprio desiderio profondo, qualcosa cambia: il suo modo di agire, di relazionarsi, di immaginare e costruire il futuro.

Il coaching assume allora il suo valore di processo riflessivo e generativo che permette di vedere nuove possibilità, di far emergere risorse inaspettate, di costruire ecosistemi in cui il talento di ciascuno diventa moltiplicatore di valore per tutti.

Ciò vale anche per me: il mio desiderio mi guida, mi interroga, mi spinge a migliorare ancora. E leggere è un modo per nutrirlo: i libri aprono porte, fanno nascere domande, offrono visioni nuove. Allo stesso modo, il coaching è un invito a leggere dentro di sé, a scoprire nuove narrazioni personali, a scrivere pagine inedite della propria vita con piccole azioni e piccoli cambiamenti quotidiani.

Emanuela Scarpone, Professional Coach ICF & EMCC

Emanuela Scarpone
Author: Emanuela Scarpone

"Business Coach ICF, Strategic Qualitative Research"

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