Le power skills dell’editoria/1
Abbiamo chiesto a Roberto Cicala, autore di I meccanismi dell’editoria (Il Mulino), tra i maggiori esperti del settore, di mettere in luce quali capacità e comportamenti sono determinanti nel mondo dei libri, uno specchio della nostra vita personale e collettiva.
«Il nostro lavoro non può essere un lavoro di isolati» scrive nel 1946 Natalia Ginzburg all’editore Giulio Einaudi. A quel tempo l’autrice, non ancora celebre grazie al suo Lessico famigliare, fa il lavoro di redattrice e rivolgendosi al suo editore aggiunge: «io, anche soltanto per rivedere delle traduzioni, per leggere e giudicare dei libri, ho bisogno di sentire che ho intorno un crescere di pensieri; se no, non rivedo bene le traduzioni e lascio degli errori nelle bozze».
Collaborare per un unico obiettivo
È una bella testimonianza di quanto l’ambiente e il gioco di squadra sia un elemento fondamentale nel mondo dell’editoria e non solo: tanto per il successo di un libro quanto per l’innovazione di una collana o di un’attività di marketing.
Siamo abituati a scegliere il romanzo da leggere in vacanza puntando sul nome dell’autore in copertina, ma dietro quel nome ci sono moltissimi altri volti che hanno collaborato lungo i meccanismi dell’editoria nel viaggio che ogni libro deve compiere dall’autore al lettore, con una gestazione che spesso dura nove mesi…
Il lavoro editoriale è un esercizio di coordinamento continuo e di competenze multidisciplinari. Coinvolge autori, redattori, grafici, tecnici, addetti stampa, consulenti esterni e personale amministrativo, tutti orchestrati per garantire che il prodotto finale sia coerente e di alta qualità. È un processo che richiede una distribuzione precisa dei compiti, un timing rigoroso e un’incessante attenzione al dettaglio, dalla concezione fino alla promozione del libro, con un’apertura mentale verso gli altri e il confronto costante.
Un caso di gioco di squadra: La solitudine dei numeri primi
Uno dei titoli più celebri degli anni Duemila, La solitudine dei numeri primi, il romanzo d’esordio di Paolo Giordano, dottore di ricerca in Fisica delle particelle ed ex allievo della scuola Holden, uscito nel 2008, è un caso di gioco di squadra. Vincitore del premio Strega e del Campiello opera prima, nel solo primo anno vende un milione e 300 mila copie, è tradotto in 30 Paesi e la sua copertina è ripresa infinite volte: un autoscatto della giovane olandese Mirjan Rooze tratto dal sito DeviantART, che fissa lo sguardo del lettore fin dal banco della libreria da qualsiasi posizione. Il ventottenne autore torinese ha in origine un’idea di “confezione libro” completamente diversa: «Immaginavo una copertina scura, sul nero, più metafisica. Avevo in mente l’immagine di un gruppo di giostrine in un parco di notte e anche il titolo era diverso».
Da questo romanzo sull’inquietudine e sulla sofferenza adolescenziale di due anime gemelle, destinate a cercarsi continuamente trovandosi inesorabilmente divise, due anni dopo sarà tratto un film, diretto da Saverio Costanzo, che amplificherà il successo del libro, la cui cura in Mondadori si deve all’editing di Antonio Franchini, capace di convincere Giordano a cambiare il titolo pensato in origine, Dentro e fuori dall’acqua.
In un’intervista l’autore ha ricordato che «questa cosa del titolo l’ho combattuta moltissimo, mi sono arrabbiato, mi ha veramente punto sul vivo. Non ero per niente contento della scelta del titolo per ragioni molto personali: da fisico quale sono, il fatto di tirare in ballo i numeri nel titolo mi sembrava piuttosto una trovata per legare me come personaggio all’opera. In realtà avevo una visione molto superficiale, il titolo scelto da Franchini è davvero evocativo e si è rivelato potente. Ha dato al libro uno status più alto di quello che avevo in mente».
La cultura al centro per affrontare i cambiamenti
In un ambiente sfidante e fragile, in continua evoluzione, come quello dell’editoria la capacità di lavorare in équipe è fondamentale. Il gioco di squadra nel mondo dei libri non solo incrementa l’efficienza e la qualità, ma si rivela cruciale nei momenti di crisi, quando è necessario rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento. Si tratta, in definitiva, di un affascinante gioco di equilibri, dove l’ingegno collettivo e l’inclusione sociale definiscono il successo e la sostenibilità a lungo termine delle imprese editoriali. Infatti il vero nemico dei libri, conviene ribadirlo, non è l’e-book e non sono i social o l’IA, ma la disattenzione con cui lasciamo deperire e annacquare l’idea stessa di cultura. Come diceva Giulio Einaudi, le case editrici non sono «solo un centro di raccolta ma un centro di propulsione di idee, una centrale di proposte».
Mediazione editoriale: un successo di squadra
Così il testo di Paolo Giordano era arrivato in Mondadori ed è stato scelto da un editor che, attraverso un lavoro di revisione, l’ha portato alla forma prodotta dall’ufficio tecnico dopo l’approvazione della direzione commerciale su copertina, prezzo e modalità della promozione. Contemporaneamente l’ufficio diritti ha svolto la sua attività, gestendo le pratiche per la cessione dei diritti per il cinema e per altri utilizzi, mentre la direzione tecnica e logistica ha definito i flussi di ristampa e distribuzione in risposta alle crescenti richieste del mercato e ai riscontri dati da premi e recensioni, grazie al lavoro sui media. E nessuno di questi passaggi si è svolto in modo separato dagli altri; ciò ha portato a un successo speciale e di squadra, che ha coinvolto ogni settore della casa di Segrate, con l’avvertenza, come il romanzo insegna, che «sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi».