Il ruolo del coaching nel benessere aziendale

La formazione continua come leva strategica

Spesso, nelle organizzazioni aziendali si pensa che l’ambito lavorativo debba essere gestito con razionalità, produttività e prestazioni, mentre emozioni, salute e benessere restano confinati nella sfera personale e le persone vengono considerate soltanto come professionisti. In qualità di coach, incontro manager brillanti, abituati a concentrarsi solamente sulla performance e la razionalità, ma disconnessi dal proprio sentire. Emozioni, corpo, self care non vengono percepiti come legittimi nel contesto lavorativo, eppure è proprio lavorando su questi aspetti che avviene la vera trasformazione.

Oggi, sempre più aziende e manager, in un contesto in rapida trasformazione, riconoscono il valore strategico della formazione continua, in particolare attraverso il business coaching. Questa pratica, orientata alla valorizzazione delle persone, contribuisce a creare ambienti di lavoro positivi e performanti, in cui il benessere dei dipendenti si riflette sulla qualità del servizio offerto al cliente.

Competenze relazionali e motivazione interna

La centralità delle competenze relazionali e della motivazione interna emerge come fattore determinante per sostenere la customer satisfaction e, di conseguenza, la fidelizzazione del cliente. Per questo, il corporate well-being non è aggiuntivo, ma è un asset strategico capace di incidere sulla produttività, sulla capacità innovativa e sulla conservazione dei talenti.

Oltre il ROI: valutare l’impatto intangibile

Nell’adozione del coaching come leva organizzativa, non ci si dovrebbe limitare alla valutazione tradizionale del ROI, ma occorrerebbe abbracciare una prospettiva più ampia e integrata. Il vero impatto si misura considerando anche fattori intangibili – engagement, motivazione, cultura collaborativa – che spesso producono risultati più duraturi rispetto ai parametri esclusivamente economici.

Diffondere le coaching skills nei ruoli manageriali

In quest’ottica, la diffusione delle coaching skills nei ruoli manageriali si configura come un’evoluzione naturale. Studi recenti confermano che la possibilità di essere accompagnati da leader capaci di ascoltare, guidare e sviluppare il potenziale individuale contribuisce a generare ambienti di lavoro più sostenibili e produttivi.

Quando ricordo ai professionisti che all’interno della sessione di coaching possono rallentare, ascoltarsi, ricentrarsi, accade qualcosa: si riattiva la creatività, si chiarisce la direzione, si creano spazio e tempo per decisioni più lucide che impattano positivamente anche sulla performance.

Mi ha colpito, ad esempio, come una manager in ambito retail sia arrivata alla consapevolezza che la gestione del tempo non sia solo una questione di agenda, ma di energia, intenzione e cura di sé. Nel percorso di coaching ha iniziato a darsi il permesso di staccare davvero e a considerare il riposo come parte integrante della performance. Così è riuscita a ridare senso e direzione alle sue scelte quotidiane, anche per quanto riguarda la leadership e la delega strategica.

Abilitare una cultura organizzativa resiliente

Investire nel coaching, dunque, non significa solo migliorare le performance. Significa abilitare una cultura organizzativa capace di affrontare la complessità, sostenere l’apprendimento continuo e valorizzare il contributo unico di ogni persona.

 

Linkedin - Icone Social media e loghi Chiara De Leonardis, Professional Medical Coach – Coach ACC-ICF

Post Correlati

newsletter
Copia link

Copia link articolo