Hai mai avuto la sensazione di star correndo sempre più veloce senza mai arrivare da nessuna parte, come se fossi su un tapis roulant? Ti riconosci in quel collega che, nonostante i successi, è perseguitato dal dubbio di non essere all’altezza? O forse sei tu quel leader che fatica a delegare, convinto che “se vuoi una cosa fatta bene, devi farla da te”?
Spesso non siamo noi a guidare la nostra vita professionale, ma è un “pilota automatico” composto da credenze: pensieri, giudizi e convinzioni profondamente radicati. Queste, come dei filtri appannati, distorcono la nostra percezione della realtà, influenzando ogni nostra decisione, relazione e, in definitiva, la nostra performance.
Come le credenze costruiscono la tua realtà
Che cosa si intende per credenza? Non è un fatto oggettivo, ma un’idea che riteniamo vera. È un’interpretazione della realtà che abbiamo accettato come verità assoluta, spesso in modo inconsapevole durante l’infanzia o in seguito a esperienze significative.
Le credenze agiscono come i binari di un treno: non sono la destinazione, ma determinano la direzione che possiamo intraprendere. Si possono dividere in due categorie: le credenze potenzianti ci spingono ad agire, a correre rischi e a rialzarci dopo un fallimento. Le credenze limitanti invece agiscono come un freno a mano, spesso bloccandoci senza che ce ne rendiamo conto. Si manifestano come generalizzazioni (“Mai fidarsi dei collaboratori”), doverizzazioni (“Devo essere perfetto in tutto”), catastrofizzazioni (“Se sbaglio questa presentazione, sarà la fine”) e auto-svalutazioni (“Non sono portato per la leadership”).
Queste percezioni distorte finiscono per inficiare ogni aspetto della performance lavorativa, con conseguenze tangibili e spesso costose. Ci portano a procrastinare, a non assumerci rischi, a vivere costantemente sotto stress fino al burn out. Un tale consumo di energie mentali ed emotive è un furto di risorse preziose che potrebbero essere dedicate alla creatività, alla strategia e alla crescita.
Il processo di cambiamento
È possibile avviare un processo di cambiamento per superare questo stallo grazie al coaching che, come un setaccio, lavora per separare i fatti dalle finzioni, aiutando a riscrivere le nostre abitudini mentali. Questo viaggio di trasformazione si articola in quattro fasi consequenziali.
Fase 1: individuare le credenze limitanti
Il primo passo è interrompere il pilota automatico e portare alla luce le credenze che ci sabotano ponendoci le giuste domande: qual è la storia che ti stai raccontando riguardo questa situazione?
Fase 2: sfidare le credenze
Una volta portate alla luce, le credenze devono essere messe alla prova con un rigore quasi scientifico. È qui che si dissocia il fatto dall’interpretazione, cercando le prove, esplorando le alternative e valutando l’utilità della credenza. Quali sono le prove concrete e inconfutabili a sostegno di questa idea? Quali altre spiegazioni, ugualmente plausibili, potrebbero esserci? Mantenere questa credenza mi sta aiutando o ostacolando?
Fase 3: riscrivere le abitudini mentali
Avere chiarezza, tuttavia, non basta. La mente tenderà a ricadere per inerzia nelle stesse abitudini mentali. È fondamentale quindi costruire una nuova narrazione grazie a risorse interne come i tuoi valori, per agire allineato a ciò che è veramente importante, la consapevolezza dei tuoi punti di forza e la resilienza: ricordati di tutte le volte in cui hai superato un ostacolo. Bisogna anche fare affidamento alle risorse esterne: coltiva attivamente le relazioni con persone che ti supportano e ti ispirano e cerca strumenti di crescita come libri o corsi.
Fase 4: consolidare attraverso azioni concrete
Il cambiamento duraturo si cementa non solo con nuovi pensieri, ma con azioni ripetute, che possono essere supportate da strategie pratiche come:
- Micro-obiettivi: poniti obiettivi a breve termine. Trasforma “diventare un leader migliore” in “questa settimana farò una domanda in più in riunione”.
- Journaling: è uno strumento potentissimo per cristallizzare il processo. Di fronte a una situazione stressante scrivi: a) il fatto, b) l’interpretazione, c) le prove contrarie, d) la nuova narrazione.
- Mindfulness: anche cinque minuti al giorno di osservazione non giudicante dei pensieri ti aiuteranno a riconoscere le vecchie abitudini mentali senza esserne travolto.
- Celebrazione dei progressi: festeggia ogni piccolo passo.
Il percorso che porta dal dubbio alla fiducia non è una corsa, ma un cammino. Un viaggio di scoperta di sé, a volte faticoso, ma sempre profondamente liberatorio. Per intraprenderlo, è essenziale riconoscere le proprie credenze limitanti e imparare a disattivarle grazie al processo di cambiamento.
Alice D’Alessio, Coach ICF e Emotional intelligence practitioner