Platone e il mito del carro alato

Mantenere la coesione mente e corpo: Platone e il mito del carro alato

Perché scegliere tra razionalità ed emozione? Platone, già nell’Atene del IV secolo a.C., aveva trovato un’immagine davvero efficace per invitare a riflettere sulla doppia natura dell’anima umana e sull’importanza di trovare un equilibrio tra le diverse spinte interiori.

Attraverso il mito del carro alato, il filosofo racconta la sfida, ardua anche per gli Antichi, di mantenere coesi mente e cuore, cercando un compromesso valido tra la ragione che guida e le passioni che muovono. Proprio come dovrebbe fare un abile cocchiere alla guida di due cavalli che tirano in direzioni opposte.

Alla ricerca della verità con gli antichi

Platone è stato uno dei filosofi più importanti della storia e ha gettato, insieme al maestro Socrate e all’allievo Aristotele, le basi di tutto il pensiero filosofico occidentale. Ha fondato una scuola chiamata Accademia, un luogo in cui la ricerca della verità avveniva attraverso il dialogo e il confronto costante tra allievi e maestri. Si può dire che è stata una delle prime “università” della storia.

I testi di Platone non sono mai lunghi discorsi teorici, ma conversazioni tra personaggi, le cui domande e risposte guidano il lettore nel percorso della conoscenza, stimolandone il pensiero critico.

Tra questi dialoghi c’è il Fedro, scritto negli anni in cui Platone insegnava nella sua Accademia. Il testo affronta temi molto profondi come l’amore, la conoscenza e l’anima umana. È proprio in questo dialogo che il filosofo introduce il mito del carro alato.

Il mito del carro alato: un equilibrio tra volontà e desideri

Il mito è semplice. Il cocchiere è la ragione, la parte razionale dell’anima, che tiene le redini di un carro trainato da due cavalli che sono le altre due parti. Quello bianco simboleggia la volontà, il coraggio, la parte spirituale ed è docile, obbediente, vuole elevarsi verso l’alto, verso il mondo delle Idee. Quello nero, invece rappresenta i desideri più intensi e materiali: il piacere, la fame, e la sessualità. È un animale ribelle, difficile da controllare e tende a trascinare il carro verso il basso, verso il mondo sensibile.

Il cocchiere ha il difficile compito di tenere salde le redini e guidare entrambi i cavalli. Non può eliminare nessuno dei due, perché senza cavalli il carro non si muoverebbe. Ma deve riuscire a coordinarli per salire verso l’alto, laddove risiedono le idee più pure che Platone chiama Iperuranio.

È un’immagine che descrive perfettamente la lotta che, secondo il filosofo, gli uomini combattono ogni giorno tra il bisogno materiale che tira verso il basso e la parte spirituale che tende verso l’alto.

Imparare a tenere le redini della propria vita

Questa immagine consegnata da Platone ha attraversato i secoli perché racconta quella contraddizione tutta umana tra desideri e doveri, tra intuizioni emotive e ragionamenti. Il filosofo ci ricorda che non dobbiamo scegliere tra queste spinte. La mente, da sola, non ha l’energia vitale per avanzare. Le emozioni, senza guida, non permettono di mantenere ferma la direzione.

Vale per le decisioni sul lavoro, nelle relazioni, nello sport e nella gestione dello stress. Se nelle sfide ci facciamo trascinare solo dall’istinto, rischiamo errori impulsivi. Se usiamo solo la logica, rischiamo scelte fredde e distaccate. La saggezza sta nel trovare l’equilibrio.

Ognuno di noi è come un cocchiere con in mano le redini della propria vita. Le emozioni e i desideri sono il motore delle nostre azioni, mentre la ragione dà la rotta. Se impariamo a guidare entrambe le forze, possiamo elevarci oltre la confusione quotidiana e proprio lì, in quell’armonia, possiamo scorgere la nostra libertà.

Martina Vodola, Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica

Martina Vodola
Author: Martina Vodola

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