Gli inAmicizia, politica, tempo e dialogo: ecco gli ingredienti essenziali per bilanciare il senso di fragilità che caratterizza il nostro tempo. Sono le parole che curano individuate da Matteo Saudino durante il suo intervento a Borgomanero in occasione dell’XI edizione del Festival della Dignità Umana, dedicata alla memoria dello psichiatra Eugenio Borgna.
Insegnante al liceo Gioberti di Torino e noto al grande pubblico per il suo canale YouTube BarbaSophia, Saudino indaga l’attualità ricorrendo alla filosofia e alla storia, strumenti per ragionare sulla società, sulla politica, sull’istruzione, sui diritti e sulla giustizia sociale. Nel suo ultimo libro per Einaudi Anime fragili dedica un intero capitolo all’«inquietudine della tecnologia», una delle fragilità che l’uomo contemporaneo si ritrova ad affrontare, oltre alla crisi della politica, alla solitudine, alla mancanza di dialogo.
Un mondo ultraveloce
Il nostro secolo è caratterizzato dall’«ultravelocità»: la tecnologia ha esposto il mondo a cambiamenti repentini che mettono alla prova l’uomo la cui tendenza, al contrario, è di autoconservarsi, di mettere radici, mentre oggi il terreno sotto i suoi piedi frana sempre più rapidamente. La noia è diventata un incubo e si fa fatica a fermarsi, riflettere su se stessi e arricchirsi attraverso il confronto con gli altri. Siamo soli in un mondo digitale che spinge all’individualismo.
«Se da un lato la marcia trionfale del progresso tecnologico migliora le condizioni di vita materiali degli esseri umani, dall’altro genera inquietudini e smarrimento»: Saudino ritiene che le persone siano sedotte dalle potenzialità della tecnologia. Nel momento in cui, però, l’uomo inizia a interrogarsi su se stesso si innesca un cortocircuito poiché essa non fornisce le risposte al senso della vita.
Ogni giorno registriamo la crescita esponenziale del peso dell’AI e la crescente perfezione delle macchine ci porta a provare un profondo senso di inferiorità. Inoltre, i mezzi di comunicazione finiscono per deresponsabilizzarci «poiché macchine e computer prendono decisioni al nostro posto. Questa fiducia cieca nello sviluppo tecnologico quale sinonimo di progresso impedisce di comprendere le reali conseguenze delle nostre azioni».
Filosofia, una guida nella quotidianità
Saudino ci ricorda che oggi, scomparse le «grandi narrazioni», i moderni idoli – i soldi, la tecnologia – sono allo stesso modo precari, ma tale situazione dovrebbe essere vissuta come un’opportunità: l’uomo dovrebbe guardare alle proprie debolezze e assumersi la responsabilità di affrontarle, cercando un senso alla propria vita. Questa ricerca autonoma certamente si prospetta come un compito arduo, che può spaventare e a volte addirittura paralizzare, ma la filosofia si rivela uno strumento a cui ricorrere per «navigare i mari della fragilità» e «per provare a vivere liberi e felici». L’autore in particolare si rifà agli insegnamenti dei filosofi greci Platone e Aristotele, di cui raccoglie diversi suggerimenti sul rapporto essere umano-tecnologia.
Gli insegnamenti di Platone e Aristotele
Secondo Platone, ad esempio, il progresso tecnico-scientifico dovrebbe essere al servizio della costruzione di un mondo fondato su cooperazione e collaborazione dove gli esseri umani possano vivere in armonia e benessere. È fondamentale ricordarsi che il problema principale di oggi non è la crescita impetuosa della tecnologia, ma il fine a cui essa è indirizzata. Non basta il progresso tecnologico per garantire la sopravvivenza della comunità umana, occorre «una classe politica lungimirante e una cittadinanza attiva che mettano al centro della vita associata giustizia, cooperazione e solidarietà».
Aristotele invece ritiene che l’attività propria dell’uomo sia l’esercizio della ragione da cui sorgono le virtù, tra le quali si individua la giustizia, intesa come capacità di scegliere il giusto mezzo tra gli estremi – in medio stat virtus. «E noi oggi di fronte agli atteggiamenti estremi che suscita l’affermarsi dell’AI (oscura fine del mondo o alba radiosa di una nuova era) abbiamo bisogno di conoscere a fondo quello di cui si discute per poter scegliere con lungimiranza e ponderazione, ovvero in maniera saggia».
L’uomo deve esser in grado di governare le tecnologie per orientarsi nella complessità senza farsi assalire dal panico o da facili entusiasmi e per farlo, come suggerito da Matteo Saudino, può guardarsi indietro e rispolverare gli insegnamenti di tanti uomini e donne saggi che ci hanno preceduto.









