Comunicazione efficace, ufficio

Innovare l’apprendimento: coaching e stili di comunicazione

Intervista a Francesca Bortolazzi, HR Senior Expert Consultant, PCC ICF Coach, Senior Trainer, Scriber

Francesca, puoi raccontare la tua esperienza con i•dive?

La mia esperienza con i•dive nasce dalla collaborazione a una serie di progetti che sono stati creati e definiti a servizio di alcune aziende multinazionali. Il contesto è quello della grande azienda che inserisce all’interno di percorsi focalizzati su alcuni target population specifici i percorsi di coaching in cui i•dive ha una sua rilevanza e importanza.

La piattaforma ha una tale fruibilità e facilità di utilizzo che aiuta il coachee da una sessione in presenza all’altra ad allenarsi e quindi ad approfondire tutta una serie di tematiche che sono oggetto del proprio apprendimento e quindi del proprio sviluppo. È una piattaforma estremamente utile, anche user friendly, che inserisce contenuti e allenamenti, vere e proprie palestre, che aiutano e rafforzano l’esercizio che l’utente può fare in autonomia, ma anche guidata dal coach, proprio perché c’è una relazione continua tra la piattaforma, il coach e il coachee.

È estremamente interessante vedere come tutto ciò che si apre all’interno dei percorsi che sono disegnati all’interno della piattaforma siano a supporto degli allenamenti e degli obiettivi che pian piano, insieme al coach, si stabiliscono e vengono rafforzati. Da una sessione all’altra poi tutti gli allenamenti e le sperimentazioni permettono al coachee di acquisire maggiore consapevolezza di sé.

A quali esigenze delle aziende il coaching digitale può essere una risposta efficace?

Il termine coaching digitale è un po’ riduttivo perché i•dive è davvero uno strumento che unisce e integra la dimensione del coach, in presenza o online, con l’apprendimento costante e continuo. Certamente è un mezzo, ma integra le due dimensioni ed è molto utile perché le aziende che hanno necessità di destinare percorsi di coaching a una population estesa hanno la possibilità di ampliare la base di fruizione del coaching, aiutando un numero considerevole di persone a lavorare su se stesse attraverso palestre, apprendimenti e azioni che vengono man mano allenate e che, una volta raggiunti determinati risultati, possono seguire una logica di costante apprendimento. Quest’ultimo viene dall’allenamento dei micro-comportamenti e quindi le persone diventano consapevoli man mano che lavorano all’interno della piattaforma, acquisiscono maggiore confidenza in se stesse e nella possibilità di poter apprendere.

Non è vero che le persone adulte non apprendono più, in realtà si va proprio nella direzione opposta: il nostro cervello è assolutamente plastico e le nuove acquisizioni, le nuove mappe mentali passano anche attraverso l’allenamento costante. Una delle tematiche più importanti che chi lavora nel cambiamento conosce è che molte cose non si riescono a portare avanti perché si smette l’allenamento. i•dive va proprio in questa direzione, verso il costante allenamento che porta poi a un miglioramento continuo.

Come i•dive può supportare il coach?

Può supportarlo in tanti modi. Innanzitutto aiuta il repository di tutto ciò che accade tra una sessione e l’altra, dà conto del fatto che il coachee sia responsabile del proprio allenamento e quindi aiuta l’ampliamento di quella che Covey chiama la «sfera di influenza», quindi la sfera del potere personale. Aiuta il coach a esserci, ma fa sì che poi l’esercizio venga svolto dal coachee: un procedimento che è sostanzialmente alla base della relazione di partnership del coaching. La piattaforma spinge il coachee ad acquisire l’autonomia necessaria per poter apprendere e sviluppare nuove competenze.

Non sottovaluterei anche il fatto che i•dive allinea gli stili del coach perché chi utilizza questo tipo di piattaforma può trovare inserite delle pillole che aiutano il coach a progredire e sviluppare apprendimenti e competenze che sono parte del suo bagaglio di strumenti. Quindi è un allenamento duplice sia del coachee che del coach: la base di apprendimento continua del coaching, ma dato che è inserita all’interno di una piattaforma, è molto più visibile, diventa molto più leggibile, molto più individuabile. Ecco, diventa molto più chiara come continuo apprendimento reciproco.

Può essere un supporto anche nel comprendere lo stile comunicativo e di apprendimento di una persona?

È un tema estremamente interessante perché lavorare sulla comunicazione è sostanzialmente una delle chiavi basilari della relazione di coaching e delle persone che sono in un percorso di coaching. Molto spesso tutte le tematiche che riguardano il proprio sviluppo hanno a che fare, ad esempio, con come io comunico con me stesso. Lo stile comunicativo è interessante perché poi dal coach, che possiede competenze come l’ascolto attivo, la comunicazione efficace, viene restituito al coachee tramite tutta una serie di palestre che sono all’interno di i•dive. L’esperienza permette al coach di accompagnare il coachee e analizzare, ad esempio, come quest’ultimo comunica con se stesso, quali sono i piani di pensieri che attivano determinati comportamenti e quindi lo aiuta a prendere consapevolezza di come queste dinamiche interne influiscono poi nel proprio apprendimento, nel proprio sviluppo, nel proprio essere nel mondo. Il coach aiuta il coachee affinché diventi più consapevole, che è proprio la base della partnership della relazione di coaching.

Quali benefici ha l’e-coaching rispetto a un percorso tradizionale?

L’e-coaching permette al coachee di lavorare anche in assenza del coach; lo sollecita continuamente, attraverso degli alert, dei reminder, a mettersi in gioco e a portare a termine gli allenamenti uscendo dalla bolla di comfort in cui si trova. Ha la capacità di instillare una scintilla, una confidenza iniziale che spinge il coachee a sperimentare in autonomia senza sentire la pressione di un giudizio, essendo i•dive uno strumento digitale. Poi però ti spinge anche a uscire perché molti feedback arrivano nel momento in cui il coachee è pronto a chiedere al coach: «Come mi sto allenando? Cosa sta cambiando in me? Cosa hai notato di diverso?». C’è una interrelazione, un’integrazione, tra il digitale e il mondo che è assolutamente necessaria. Queste due forme si integrano e si compenetrano in un modo molto utile ed efficace.

Qual è il valore aggiunto di un team coaching svolto in aggiunta e durante un percorso di individual coaching?

Si pone un tema di amplificazione delle conoscenze, che non significa soltanto condividere informazioni, ma significa che da un team coaching all’altro, da una sessione individuale all’altra, ciò che accade nel team si riflette sulle persone che ne fanno parte. Quindi nel momento in cui il coach scrive a tutto il gruppo, c’è un’attivazione reciproca delle persone che fanno parte dello stesso gruppo in termini di scoperte e condivisione, basata su un rapporto di fiducia grazie a cui i coachee si sentono liberi di esprimersi. È estremamente interessante, soprattutto per determinati tipi di fasce di persone, riuscire a capire che ciò che accade all’altro accade anche a me. Ciò che sta succedendo alla collega è qualcosa che riguarda anche me, c’è un pezzettino di quell’esperienza che può essere un apprendimento anche per me. È come se si accelerasse, come se fosse un booster che aiuta lo sviluppo personale e del gruppo. Il team coaching quindi è uno strumento assolutamente utile e quasi indispensabile.

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