In un mondo professionale che cambia rapidamente, parole come “transizione”, “ibridazione”, “agilità” sono sempre più frequenti. Tuttavia, una delle trasformazioni più profonde e sottovalutate è quella che riguarda la frammentazione della carriera: un processo silenzioso ma diffuso, che sta riscrivendo il modo in cui lavoriamo, cresciamo e costruiamo senso nelle organizzazioni.
Questo fenomeno non tocca più soltanto freelance e liberi professionisti. Sempre più dipendenti, anche con contratti stabili, si trovano a vivere esperienze di lavoro distribuite, fluide, temporanee, parziali o in continua trasformazione. La frammentazione, un tempo eccezione, è oggi la regola.
Che cos’è la frammentazione di carriera?
La frammentazione è una condizione in cui l’identità professionale si distribuisce su più ruoli, attività, aspettative e contesti, spesso senza una cornice coerente. È la sensazione di lavorare “a pezzi”, senza una traiettoria chiara.
In molte organizzazioni, la frammentazione si manifesta in forma di:
- Ruoli ibridi o in continua evoluzione.
- Partecipazione a progetti interfunzionali senza un’identità stabile.
- Passaggi laterali anziché verticali nella crescita.
- Transizioni di competenze richieste ma non accompagnate.
- Task assegnati in aggiunta all’attività principale.
Tutto questo avviene in un clima di incertezza generalizzata, dove i cambiamenti (interni ed esterni) sono rapidi e spesso imprevedibili. L’instabilità non è più una parentesi, ma il contesto.
L’Intelligenza Artificiale come amplificatore della frammentazione
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale generativa – così come di strumenti automatizzati e algoritmi predittivi – sta introducendo una nuova accelerazione nel processo di frammentazione. Come?
- Ridistribuzione delle attività: compiti prima svolti da una sola persona vengono ora spezzettati e automatizzati. Un ruolo che prima era unitario diventa una somma di micro-interazioni uomo-macchina.
- Incremento delle interruzioni e delle micro-decisioni: le AI lavorano in tempo reale, richiedono validazioni rapide, generano opzioni da vagliare. Questo aumenta il carico cognitivo e la frammentazione del focus.
- Accesso continuo a nuovi strumenti: le persone si trovano a dover usare e adattarsi a tecnologie diverse per funzioni diverse, con curve di apprendimento sempre più ravvicinate.
- Ridefinizione dei confini di responsabilità: cosa è “mio” e cosa è delegato all’AI? Chi ha il controllo finale? Questo genera ambiguità, soprattutto in ruoli che non hanno ricevuto una chiara riconfigurazione.
In assenza di accompagnamento, tutto ciò aumenta la percezione di frammentazione, perché scompone i processi, rende più sfuggente il valore del contributo umano e può ridurre il senso di controllo sul proprio lavoro.
Gli impatti silenziosi sulle persone
- Identità professionale in crisi
Quando le attività si moltiplicano ma non si integrano, le persone perdono il senso del proprio contributo. Faticano a rispondere a domande fondamentali come «Chi sono nel mio lavoro?» o «Dove sto andando?». L’identità professionale si frammenta, si indebolisce.
- Senso di inefficacia e dispersione
La giornata si riempie di riunioni, scadenze, richieste trasversali. Alla fine, resta spesso la sensazione di aver fatto tanto, ma concluso poco. Si genera disconnessione tra sforzo e valore prodotto, con un impatto diretto sull’engagement.
- Sovraccarico mentale e stress adattivo
Ogni contesto richiede un codice diverso. Ogni attività attiva competenze e aspettative differenti. Questo continuo switching cognitivo logora, crea fatica invisibile, riduce il focus.
- Isolamento e assenza di riconoscimento
In ruoli non chiari, distribuiti tra più ambiti, manca spesso un referente, un team stabile, un feedback strutturato. Le persone non si sentono viste, e questo intacca autostima e motivazione.
- Fatica decisionale e paralisi
Più frammentato è il lavoro, più numerose sono le micro-decisioni quotidiane da gestire in autonomia. Senza cornici di riferimento, aumenta l’incertezza interna. Si rischia la paralisi o il continuo adattamento reattivo.
Un fenomeno generazionale (ma non solo)
La frammentazione è vissuta in modo diverso dalle diverse generazioni. Le nuove generazioni, abituate alla fluidità, spesso la accolgono con entusiasmo, ma faticano a trovare direzione, coerenza e continuità. I profili senior, invece, la vivono talvolta come una destabilizzazione del ruolo, una perdita di status o una svalutazione delle competenze storiche. In entrambi i casi, il rischio è quello di percepirsi fuori posto, senza un disegno evolutivo chiaro.
Riconoscere il fenomeno per intervenire
La frammentazione, se non è accompagnata, si traduce in disingaggio, turnover, perdita di efficacia e senso. Non si tratta di eliminarla – perché è parte della complessità contemporanea – ma di aiutare le persone a viverla in modo sostenibile, evolutivo e consapevole.
Ed è qui che entra in gioco una leva fondamentale: il coaching. Il coaching non propone una risposta standard, ma offre spazi e strumenti per aiutare le persone a ritrovare coerenza, centratura e visione in un contesto frammentato, reso ancora più dinamico dalla presenza pervasiva dell’Intelligenza Artificiale.
Attraverso percorsi strutturati, il coaching permette di:
- Mappare i propri ruoli e ricostruire una narrazione professionale integrata.
- Leggere le proprie competenze trasversali e valorizzarle anche se non formalizzate.
- Definire priorità, confini e strumenti per gestire tempo ed energia.
- Riappropriarsi di un ruolo attivo nell’interazione con la tecnologia.
- Riattivare motivazione e visione evolutiva, anche in carriere non lineari.
La frammentazione non è un problema da risolvere, ma una realtà da comprendere, accompagnare, trasformare. L’AI potrà renderci più veloci ed efficienti, ma è solo attraverso il rafforzamento della consapevolezza e dell’identità professionale che potremo davvero affrontare un lavoro frammentato senza perdere senso, umanità e direzione. Il coaching può essere il ponte tra il nuovo mondo del lavoro – dinamico, incerto e tecnologico – e le persone che ogni giorno cercano di abitarlo con autenticità, valore e presenza.
Oriana Cok, Amministratrice Delegata Gruppo Pragma