La sincerità è un dono che possiamo fare agli altri. È anche una fonte di potere e un generatore di semplicità. […] Sapere che abbiamo detto la verità in passato ci libera dalla necessità di tenere traccia di alcunché. Possiamo semplicemente essere noi stessi in ogni momento.
Scrive così il neuroscienziato e filosofo statunitense Sam Harris nel suo saggio Bugie, in cui dimostra che ogni bugia, anche quelle che crediamo innocenti e dette “per il bene dell’altro”, danneggia inutilmente i rapporti personali e incrina la fiducia. Ciò vale anche sul posto di lavoro dove spesso mentire, cioè «ingannare intenzionalmente gli altri quando loro si aspettano una comunicazione sincera», ci sembra la strada più semplice. Ad esempio, quante volte ci capita di dire di aver “quasi completato” un compito quando invece siamo ancora in alto mare? Nell’immediato ci evita delle pressioni, ma poi il team è indotto a pianificare il restante lavoro su un’informazione falsa. Oppure un “ottimo lavoro!” generico sembra preservare l’armonia, ma non aiuta realmente a migliorare: il comportamento inefficace del nostro collaboratore verrà reiterato.
Dal principio alla pratica: il metodo Radical Candor
Kim Scott, CEO coach presso Dropbox, Qualtrics, Twitter e altre aziende tecnologiche, ha elaborato una pratica basata sullo stesso principio enunciato da Harris: «Essere radicalmente onesti non è solo più giusto, ma anche più vantaggioso». Scott, nel best seller Sincerità radicale, propone il metodo Radical candor, un innovativo approccio allo sviluppo di una leadership efficace per passare da una cultura di controllo a una di collaborazione. Esso aiuta a costruire migliori relazioni sul posto di lavoro creando una pratica del feedback utile a costruire una squadra coesa e a ottenere risultati.
Il metodo funziona intrecciando due comportamenti (vedi schema sotto): prendersi cura personalmente (mostrare interesse autentico per la persona) e sfidare direttamente (dire le cose con chiarezza e senza giri di parole). Dall’equilibrio tra questi assi nascono quattro stili: se mancano entrambi c’è insincerità manipolativa; solo cura senza sfida diventa empatia rovinosa (non si esplicitano i problemi); solo sfida senza cura è aggressività odiosa; quando cura e sfida coesistono si ottiene la sincerità radicale, cioè feedback schietti dati con rispetto.
Come ricevere un feedback onesto dal proprio team
Il metodo Radical candor prevede di sollecitare il feedback prima di darlo: il leader deve chiedere di fornirgli feedback perché altrimenti la ricerca di elogi finirà per attirare lusinghe fasulle. Poi, una volta che si dimostra che la richiesta di feedback è sincera, si offrono riscontri brevi, specifici e tempestivi su comportamenti osservabili (non sulla persona). Di conseguenza si concorda un’azione concreta e si verifica l’effetto. Così si costruisce fiducia, si accelera l’apprendimento e aumenta la qualità delle decisioni.
Per riprendere le parole di Harris:
La mancanza di integrità personale, una volta rivelata, difficilmente viene dimenticata. Possiamo scusarci, certo. E possiamo decidere di essere più diretti in futuro. Ma non possiamo cancellare la brutta impressione che abbiamo lasciato nella mente degli altri.
Per questo è bene basare i propri rapporti sulla sincerità, anche se richiede impegno e costanza. Può essere spiacevole sentirsi dire che abbiamo sprecato tempo, o che non stiamo andando bene come pensavamo, ma se le critiche sono valide, sono esattamente quello che abbiamo bisogno di sentire per trovare la nostra strada nel mondo.
Fonti:
Sam Harris, Bugie, traduzione di Sara Puggioni, ROI Edizioni, Milano 2023.
Kim Scott, Sincerità radicale. Essere un capo “tosto” senza perdere la propria umanità, traduzione di Elisa Tomassucci, FrancoAngeli, Milano 2019.