Scuola di coaching

Una guida per scegliere la scuola di coaching adatta a te

Intervista a Francesca Bortolazzi, Coach PCC e docente presso TCP Italy

Dopo quasi vent’anni come HR Manager in una multinazionale bancaria, Francesca Bortolazzi, coach certificata PCC ICF, ha scelto di mettere a disposizione delle aziende la sua esperienza attraverso il coaching e la formazione professionale. È inoltre docente presso TPCItaly – The Change Partnership Italy e Silvia Pallaver l’ha intervistata a riguardo per tracciare delle linee guida utili a chiunque voglia orientarsi nel mondo delle scuole di coaching.

Perché è così importante scegliere con attenzione la scuola di coaching?

La scuola non è solo un luogo di apprendimento tecnico, ma è anche il primo spazio dove si forma l’identità professionale del coach. È lì che si acquisiscono le competenze di ICF, si sperimenta la pratica, si costruiscono relazioni e si inizia a comprendere cosa significa davvero essere coach. Una scelta superficiale può avere delle conseguenze nel lungo periodo difficilmente prevedibili: un sentimento di frustrazione dovuto a una preparazione poco adeguata e difficoltà nel percorso di certificazione che potrebbero portare all’abbandono della strada intrapresa a causa della perdita di motivazione e della mancanza di risultati gratificanti.

Quali sono i primi elementi da valutare?

È fondamentale informarsi su chi insegna nella scuola che si sta prendendo in considerazione. I docenti hanno una certificazione ICF (MCC, PCC, ACC)? E soprattutto, hanno esperienza nella didattica? Essere un buon coach non significa automaticamente essere un buon formatore. Per essere un buon trainer serve la capacità di trasmettere contenuti, ma soprattutto di facilitare l’apprendimento degli adulti, di creare uno spazio sicuro e stimolante in cui potersi esprimere mentre si impara. Le scuole autorevoli devono avere un livello MCC-PCC di certificazione dei docenti che supervisionano con costanza i percorsi che vengono rilasciati, garantendo l’adesione al codice etico di ICF nella formazione.

Inoltre bisogna considerare la selezione degli studenti. C’è un processo di ammissione? Questo può influenzare la qualità del gruppo che poi ti accompagnerà per tutta la strada della formazione. E poi: si inizia subito a fare coaching? Qual è la percentuale di pratica prevista? Senza questa è impossibile formarsi realmente in competenze come il saper fare domande, l’ascolto senza giudizio, la presenza, la gestione dei silenzi.

E il tipo di servizi offerti?

È importante capire come è strutturato il percorso: si lavora solo in sessioni individuali, oppure anche con demo che vengono osservate da tutto il gruppo? A mio parere la formula migliore è quella ibrida: molte scuole infatti propongono formati misti che permettono di sperimentare diverse dinamiche relazionali.

Inoltre, bisogna valutare se il percorso include il mentoring che è uno degli strumenti più potenti per crescere come coach: può fare la differenza nel consolidare le competenze e nel prepararsi all’esame per ottenere la certificazione ICF. Allo stesso modo sono fondamentali le supervisioni da parte di coach professionisti e i gruppi di pratica come dei laboratori.

Un altro tema importante: quanto contano le sessioni demo e i contenuti registrati?

Il coaching è un’arte che si affina nella pratica e vedere il coaching in azione è fondamentale.  Alcune scuole offrono ad esempio di “default” le registrazioni della formazione e delle sessioni di pratica che vengono effettuate dagli studenti: personalmente trovo molto utile questa modalità così che si possa rivedere, anche a distanza di tempo, il lavoro fatto per consolidare l’apprendimento costruito nei vari moduli del percorso.

Le sessioni demo permettono di osservare come si muove un coach esperto, come gestisce la relazione, come applica le competenze ICF. E poter rivedere le proprie sessioni, grazie ai contenuti registrati, è uno strumento potentissimo di auto-riflessione. Una scuola che offre questi materiali ti dà la possibilità di vederti e rivederti in azione, e questo accelera enormemente l’apprendimento. È un modo per sviluppare consapevolezza, precisione del linguaggio e fiducia.

Quanto pesano nella scelta orari e logistica?

Moltissimo. Spesso sono proprio questi a determinare la scelta, anche a discapito di altri criteri. È comprensibile: il coaching richiede tempo, presenza, continuità. Ma proprio perché è un passo così importante, consiglio di guardare a questo elemento con flessibilità e apertura. A volte, adattarsi un po’ può significare accedere a una formazione più completa, più stimolante, più trasformativa. Non sottovalutiamo il valore di ciò che può accadere in aula, anche se richiede uno sforzo organizzativo.

C’è un vantaggio nell’avere la possibilità di fare eventi in presenza?

Gli eventi, così come le community, favoriscono il networking che può diventare un acceleratore di opportunità: è importante sollecitare la creazione di gruppi in cui ci si confronta sulle sessioni di allenamento tra i moduli formativi. Coltivare le relazioni nel tempo influisce sulla qualità delle sessioni stesse: la differenza è evidente anche soltanto dopo tre mesi di lavoro.

E per quanto riguarda l’esame ICF? Come può aiutare la scuola?

Questo è un punto fondamentale. Le modalità dell’esame ICF cambiano nel tempo: ci sono aggiornamenti nella struttura, nei criteri di valutazione, nel tipo di feedback richiesto. Una scuola che prepara davvero all’esame ti aiuta a entrare nella logica di ICF, a comprendere il linguaggio delle competenze, a esercitarti con simulazioni e a ricevere feedback mirati. Affidarsi a una scuola aggiornata significa non solo avere più possibilità di superare l’esame, ma anche di farlo con consapevolezza e serenità.

In sintesi, cosa consiglieresti a chi sta per scegliere?

Di fare domande, confrontare, ascoltare testimonianze. E soprattutto di scegliere una scuola che risuoni con i propri valori e obiettivi. Il coaching è una professione meravigliosa, ma richiede cura fin dall’inizio.

Silvia Pallaver, Head of Coaching and Mentoring Unit, Certified Coach and Learning and Development Expert

Francesca Bortolazzi, Coach PCC e docente presso TCP Italy

Silvia Pallaver
Author: Silvia Pallaver

Head of Coaching and Mentoring Unit, Coach ICF

Sull'autore

Head of Coaching and Mentoring Unit, Coach ICF

Post Correlati

newsletter
Copia link

Copia link articolo