Intervista a Serena Baldassarre, coach, trainer e assessor
Serena, puoi raccontare la tua esperienza con i•dive?
Sono diversi anni che ho a che fare con i•dive e posso affermare che la piattaforma ha una valenza effettiva di apprendimento sia per il coachee, che la approccia e vi entra dentro, sia per il coach per cui rappresenta un binario, un percorso, una traccia utile.
Come i•dive può supportare il coach?
In i•dive è possibile fruire di un ambiente di apprendimento che è una vera e propria architettura viva, non una struttura rigida, progettato intorno al coaching e ai suoi attori: da una parte il coachee e dall’altra il coach che imprime il proprio ritmo al percorso, modulando lo strumento che ha disposizione.
A quali esigenze delle aziende il coaching digitale può essere una risposta efficace?
In quanto professionista del coaching ho notato che innanzitutto è una questione di impatto numerico importante. Se io fossi l’azienda, direi che il coaching digitale mi conviene molto, semplicemente ma non semplicisticamente, perché posso avere la contemporaneità, il parallelismo di numerosi percorsi in un medesimo arco di tempo su una fascia molto importante, selezionata in maniera mirata, ma anche numericamente consistente, di dipendenti, o meglio dire risorse, persone che sono impegnate in qualche modo o in diversa misura in programmi aziendali di valorizzazione del talento, di riconversione di processi, di cambiamento a tutto tondo.
Come il metodo dell’e-coaching supporta il processo di riflessione della persona?
L’e-coaching accentua il protagonismo e il valore della responsabilità nell’autosviluppo. Per il coachee fare un colloquio è sicuramente un momento clou in cui si condensano esperienze, situazioni, momenti di emozione in cui può depositare tutte queste dimensioni. C’è una spinta in più se poi si sente portato, invitato, spinto delicatamente a metterle nero su bianco tramite la corrispondenza, le mail che si scambiano in differita con il coach.
Quale potrebbe essere l’elemento fondante per un buon approccio a un percorso su i•dive?
È difficile definire l’approccio ideale alla piattaforma, o quello più efficace, perché ogni volta si tratta di un’esperienza totalmente soggettiva. Però, in chiave metodologica, io come coach ho visto che mediamente funziona quella che noi professionisti chiamiamo la coachability. Che cos’è? È una qualità di maturazione nel proprio autosviluppo, cioè il prendersi carico della volontà di potenziare alcune capacità, precisamente quelle capacità che in quel contesto e in quel momento mi premono di più, mi stanno più a cuore. Con i•dive sono guidato e aiutato in questo. Trovo che l’ambiente di apprendimento della piattaforma abbia una valenza particolare nel mirare fin dall’inizio a una scelta di traguardo.
Come l’e-coaching può integrare un percorso di coaching tradizionale?
Credo che sia bene parlare di integrazione tra questi due mondi: cosa troviamo nel digitale e in tutte le sue numerose, molteplici pieghe, aspetti e dimensioni che può aiutare a non travalicare l’umano. Il coaching tradizionale è un percorso di contatto in cui si vanno a sollecitare le risorse personali.
Serena Baldassarre, HR Development Consultant & Corporate Coach
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