Le power skill dell’editoria/4
«Fare libri a Palermo si presentava, agli occhi delle brave persone ragionevoli, come coltivare fichidindia a Milano» è stato detto quando nel 1969 Elvira Giorgianni, funzionaria pubblica, si licenzia e investe i 12 milioni della sua liquidazione in un’impresa editoriale con suo marito, il fotografo Enzo Sellerio, da cui nasce la sigla Sellerio.
Non solo in Sicilia
L’editrice siciliana diverrà un punto di riferimento nel mondo dei libri, all’inizio in ambito isolano e meridionale e poi nazionale e ancor più, grazie al supporto di uno degli ispiratori, Leonardo Sciascia. Infatti l’autore del Giorno della civetta progetta collane e titoli e sarà proprio lui a dare la spinta alla nascita della collana che diventa l’icona della casa palermitana. “La memoria” è caratterizzata dal piccolo formato e dalla copertina blu, sulle cui bandelle compone lui stesso le brevi ma incisive schede di presentazione. La collana è chiamata così perché, per Sciascia, «uno dei più evidenti e gravi difetti della società italiana, e quindi di tutto ciò che – dalla cultura al costume – ne è parte, sta nella mancanza di memoria». Ma è Elvira a saper creare e mantenere un team sempre più attrattivo e motivante: una vera e propria officina intellettuale, con consulenze da ogni parte d’Italia, fra docenti, autori, critici e traduttori.
«La signora»
La forza, il taglio e la tenuta della collana “La memoria”, e di altre, si devono alla «signora», come chiamano Elvira nelle stanze al piano rialzato di via Siracusa 50 a Palermo, oggi via Sellerio, con quadri e mobili d’appartamento più che d’ufficio. Nel suo studiolo, seduta al piccolo tavolo ottocentesco, con un divanetto, due poltroncine, libreria ingombra e una parete quasi interamente coperta dalle incisioni di Edo Janich (molte usate per copertine), «sembra in continua lotta tra ansietà e cautela, tra impeto e razionalità» la ricorda lo scrittore Sebastiano Addamo. E Salvatore Silvano Nigro, cui si devono i risvolti dei libri gialli del commissario Montalbano, conserva quest’immagine di lei: «sedeva dietro la scrivania, con l’eterna sigaretta fra le dita. L’ospite veniva introdotto nel salottino liberty. La signora chiamava le collaboratrici, faceva preparare un caffè. Con la tazzina in mano iniziava la conversazione… Veniva interpellata di continuo al telefono».
L’equilibrio prima di tutto
Lavora così, sempre con la capacità di coordinare la filiera editoriale con una comunicazione inclusiva, trovando le parole giuste, smussate e mai appuntite per far male. Trasmette attenzione, sicurezza e positività nelle situazioni di difficoltà: quando non si riesce a promuovere in libreria un volume in cui però si crede molto, oppure quando uno scrittore non si decide a consegnare un testo. Avviene, per esempio, con un esordiente in età da pensione, Gesualdo Bufalino, un vero e proprio caso: con Diceria dell’untore nel 1981 vince il premio Campiello. Riesce poi a essere un punto di riferimento per chi scrive gialli, sapendo anche influenzare positivamente le scelte in quel settore. Perciò, sempre grazie ai rapporti personali di Sciascia, coinvolge Andrea Camilleri, ancor prima della nascita di Montalbano nel suo commissariato di Vigata, entrato nell’immaginario collettivo con l’ambientazione scelta per la serie tv, il municipio del comune ragusano di Scicli.

La leadership di Elvira Sellerio sa sempre gettare un seme nuovo nel terreno coltivato per anni e da lì sboccia il fenomeno Montalbano da 20 milioni di libri venduti in Italia e tradotti in 30 lingue. L’interesse mondiale è tale da far superare la difficoltà di una lingua mista di dialetto e termini inventati, tanto che in Francia il traduttore Serge Quadruppani ha mantenuto la tipica entrata in scena del commissario letteralmente con «Montalbano, je suis».
Una vera leader lascia spazio agli altri
Elvira sa essere una leader favorendo la crescita di chi le sta intorno, a partite dai figli Antonio e Olivia che oggi dirigono la casa editrice. In questo riesce anche fuori dall’ambito editoriale, tra l’altro come consigliera d’amministrazione della Rai all’epoca dei cosiddetti “Professori” a inizio anni novanta. La sua eredità resta forte, com’è forte il legame con la città d’origine. A dimostrazione di sensibilità verso i valori della comunità, vi è la citazione sulle copertine che continuano a riportare «Sellerio editore Palermo», come ormai quasi nessun editore fa, senza mai tradire l’identità delle radici, anche con nuovi giallisti di successo che arrivano da lontano come Malvaldi o Manzini. È un’eredità plasmata grazie a lei che, come Sciascia, ha saputo «leggere il mondo attraverso i libri e i libri attraverso il mondo».
Approfondimenti in I meccanismi dell’editoria (Il Mulino) dove è messo in luce quanto leadership e inclusione siano determinanti anche nel mondo dei libri, specchio della nostra vita personale e collettiva.
Roberto Cicala, editore e professore universitario









