L’immunità al cambiamento: il nostro sistema di difesa invisibile

«Le due cose più importanti da sapere sulle persone che cerchiamo di aiutare a cambiare sono: che cosa vogliono davvero, e cosa fanno per non arrivarci» (Kegan & Lahey, Immunity to Change).

Tutti vogliamo cambiare, ma qualcosa ci trattiene.

Tutti vogliamo cambiare, ma il desiderio di cambiare non basta. Quante volte ci ripromettiamo di essere più calmi, presenti, liberi, eppure rimaniamo fermi nello stesso punto?

Non è mancanza di volontà: dentro di noi agisce una immunità psicologica, un sistema invisibile che agisce per mantenerci coerenti con chi crediamo di essere, anche se quel modo di essere oggi non ci serve più. Così come il corpo reagisce a una minaccia, anche la mente sviluppa anticorpi interiori contro i cambiamenti percepiti come pericolosi, anche quando sono quelli che desideriamo.

Gli “obiettivi nascosti”

Quando analizziamo i comportamenti che ostacolano la crescita tendiamo a considerarli problemi da eliminare. In realtà, sono soluzioni perfettamente logiche per un obiettivo nascosto: proteggere un aspetto vulnerabile di noi stessi.

Il perfezionismo ci fa sentire approvati, il controllo ci dà sicurezza, la procrastinazione ci tiene lontani dal rischio di fallire.

Ecco il punto cruciale: non possiamo cambiare finché non capiamo perché quel comportamento funziona così bene; ogni comportamento ostruttivo è una strategia di sopravvivenza sostenuta da convinzioni profonde su chi dobbiamo essere per sentirci al sicuro.

Il mind plateau: la struttura mentale che genera la resistenza

L’immunità al cambiamento non è solo una resistenza psicologica, ma è radicata nella struttura stessa del nostro pensiero, ciò che Kegan chiama mind plateau.

Ogni plateau rappresenta un modo di interpretare il mondo:

  • la mente socializzata si muove per conformità: vuole appartenere, teme il giudizio;
  • la mente auto-autrice agisce per coerenza con i propri valori e teme la perdita di identità;
  • la mente auto-trasformante vive nella fluidità, integra prospettive e accetta l’incertezza.

Ognuna sviluppa una propria immunità che protegge la coerenza, più della crescita. Dobbiamo quindi far evolvere questa visione tramite l’esperienza.

Gli esperimenti di apprendimento

Quando arriviamo a una grande assunzione («Se deludo qualcuno, perderò valore»), non possiamo semplicemente convincerci che non è vera. La mente non cambia con un atto di volontà, ma ha bisogno di esperienze correttive.

Prova un piccolo gesto diverso, come dire un “no”, e osserva cosa accade. Se la conseguenza non è catastrofica, la mente riceve un nuovo dato e, poco a poco, la struttura mentale si aggiorna.

Crescita verticale: quando il cambiamento diventa evoluzione

Gli esperimenti sono il modo concreto in cui la crescita verticale prende forma. Mentre la formazione tradizionale produce cambiamento orizzontale integrando competenze, il cambiamento verticale trasforma la mente che ne fa uso.

In altre parole, non divento solo “più bravo”: divento più consapevole, più capace di osservarmi, più libero dai miei automatismi.

Alice D’Alessio, Coach ICF e Emotional intelligence practitioner

Alice D'Alessio
Author: Alice D'Alessio

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